Eventi, Restauro
Concluso in settembre il primo lotto di lavori, il cantiere sta per entrare nel vivo: partiranno in primavera il recupero della vasca centrale e le principali opere sul ninfeo. A Venaria un’esposizione per conoscere da vicino il progetto.
È stato ultimato nello scorso mese di settembre il primo lotto dei lavori per il restauro e la valorizzazione del complesso archeologico della Fontana d’Ercole nei giardini della Reggia di Venaria. L’intervento, appaltato all’associazione temporanea d’imprese Bertero-Cogefa, è stato diretto dallo studio dell’architetto Gianfranco Gritella sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città metropolitana di Torino, nella persona del Soprintendente architetto Luisa Papotti, e ha riguardato la costruzione in officina e l’allestimento in cantiere delle strutture metalliche destinate a coprire l’intero sviluppo dei ruderi secenteschi.
L’opera strutturale, suddivisa in due settori – copertura terrazzata del ninfeo centrale e gradonate delle due “tenaglie” laterali – è costituita da un sistema di solai sorretti da coppie di colonne in acciaio che sorreggono settori di telai metallici orizzontali, posti a quote diverse, sui quali è posata una copertura in lamiera, completata da un getto in calcestruzzo armato. Tutta la struttura è svincolata dalle murature antiche, così come le fondazioni non interferiscono con le vestigia archeologiche. Assemblata principalmente mediante unioni bullonate, tutta la costruzione metallica è concepita come un telaio interamente reversibile e smontabile senza che alcun peso o elemento di nuova realizzazione coinvolga, sia visivamente che strutturalmente, i ruderi secenteschi.
L’importo complessivo del primo lotto di lavori è stato di 535.700 Euro e ha interessato una superficie coperta di 1120 mq, con l’impiego di circa 83 tonnellate di acciaio.
È in corso di attuazione l’intervento di impermeabilizzazione di tutta la superficie coperta, così da consentire la totale protezione dell’area durante la prossima stagione invernale. Successivamente si provvederà alla realizzazione della pavimentazione definitiva e alle controsoffittature degli ambienti interni.
Proseguono intanto gli interventi di perfezionamento del progetto del secondo lotto, anche alla luce delle conoscenze e delle indagini archeologiche portate avanti in questi mesi. Tappa successiva è l’appalto dei lavori che costituiscono il blocco centrale delle opere di avanzamento del cantiere, la cui aggiudicazione, a seguito della gara di appalto, avverrà agli inizi dell’anno successivo. Tali lavori comprenderanno, tra l’altro, lo scavo e il recupero della vasca centrale, gli impianti elettrici e idraulici, i rivestimenti esterni e le opere architettoniche interne al ninfeo. Questa seconda tranche di lavori sarà progressivamente affiancata dal cantiere di restauro di murature e decorazioni antiche, il cui inizio è previsto per la primavera del 2019.
Nel frattempo sono stati ultimati i paralleli cantieri per la complessa costruzione delle volte in centine lignee destinate alla copertura interna del ninfeo, che saranno poste in sito nel corso della prossima stagione lavorativa, e i calchi con le conseguenti riproduzioni in grandezza naturale delle statue dei quattro telamoni monumentali, tratti dagli originali oggi posti sulla facciata principale del castello di Govone, compresa la ricostruzione di un settore della gigantesca trabeazione marmorea che originariamente costituiva il coronamento centrale della facciata principale del ninfeo.
Questi elementi, tra cui i calchi dei quattro telamoni, assieme a un gruppo di disegni di progetto, acquerelli e alcuni modelli architettonici, sono oggi esposti alla Reggia di Venaria, nella “Sala delle Belle Arti” gentilmente messa a disposizione di Consulta dalla Direzione della Reggia di Venaria e dal Presidente dell’Accademia Albertina. In questa sala, situata al secondo piano, è stata allestita una esposizione dal titolo “L’artificio, la magnificenza e il mito” nell’ambito del percorso espositivo della mostra “Ercole e il suo mito”.