Le news di Consulta

NEWSROOM

Didattica, Eventi
15/12/19

Una “wellness dello spirito”
per unire arte, fede e benessere

Intervista con Don Gianluca Popolla, Direttore del Centro Culturale Diocesano di Susa e coordinatore del progetto “La Sindone tra le Alpi”

Che la storia della cultura occidentale sia inseparabile dalla storia religiosa e spirituale è cosa nota: l’intera arte europea non esisterebbe senza queste coordinate. Altro discorso però è trovare un linguaggio per spiegarlo, questo intreccio, trasformandolo in materia piacevole e alla portata di tutti. Don Gianluca Popolla, Direttore del Centro Culturale Diocesano di Susa e Incaricato Regionale dei Beni Culturali Ecclesiastici di Piemonte e Valle d’Aosta, da anni lavora a questa sfida. Che si può vincere impostando strategie nuove: “Attraverso i musei e il nostro patrimonio culturale – dice – dobbiamo tentare un approccio diverso, stimolando la curiosità delle persone affinché si pongano delle domande. Per far questo cerchiamo di “impressionarle” con un linguaggio contemporaneo, intercettando i loro interessi e cominciando a incontrarle là dove si trovano”. 

Don Popolla, partiamo dalla Sindo Half Marathon, che con 600 iscritti ha riscosso un ottimo successo. Se lo aspettava? 

Sinceramente sì, perché sono sempre di più le persone che uniscono l’interesse per il benessere psicofisico alla curiosità per il territorio in cui vivono. Noi abbiamo solo cercato di “impastare” questi ingredienti per promuovere il progetto. 

Con quale spirito è nata questa manifestazione e qual era il significato che intendeva trasmettere? 

La Sindo Half Marathon è nata con l’obiettivo di far conoscere al più alto numero di persone il nostro patrimonio storico-artistico, attraverso strumenti familiari e vicini alla loro sensibilità. Abbiamo cercato di stimolare l’esercizio di corpo e mente per accompagnare ciascuno ad accorgersi, camminando, della bellezza del territorio e delle testimonianze artistiche che esso ospita. Potremmo quasi parlare di una sorta di “wellness dello spirito”. Alla fine direi che ci siamo riusciti: basti pensare che la maggioranza dei partecipanti non solo non era mai entrata nella Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso, ma neppure nel Duomo di Torino e nella Cappella del Guarini. 

Pensate di riproporla, o di proporre un’esperienza analoga? 

Considerato l’interesse suscitato dall’esperienza, vorremmo provare a utilizzarla per questo e altri percorsi. 

La mezza maratona si inserisce nel più vasto progetto “La Sindone tra le Alpi”, che propone una serie di itinerari sindonici tra la Francia e la Val di Susa. Lanciata qualche anno fa, come sta funzionando questa formula e come può essere ulteriormente sviluppata e potenziata? 

“La Sindone tra le Alpi” intende valorizzare tre dimensioni: il cammino lungo i sentieri percorsi dalla Sindone, l’arte che tali transiti hanno prodotto nel tempo, la misericordia come valore da coltivare da parte di ogni uomo. Questi tre elementi hanno una potenza narrativa universale e attuale, perché vanno oltre il tempo, la società e la fede religiosa che li hanno organizzati in un dato periodo. 

Che ruolo gioca in questo piano di comunicazione il Centro Culturale Diocesano di Susa che lei dirige? 

La Cultura ha un’indubbia importanza sociale e un altrettanto grande significato economico. Consapevole di questo, il Centro Culturale Diocesano di Susa mette a disposizione la professionalità dei suoi collaboratori per elaborare progetti che uniscano i due livelli. Siamo in contatto costante con i nostri web-maker e con i tour operator che propongono gli itinerari sindonici, e per raccontarli utilizziamo anche strumenti nuovi come i beacon, che consentono le aperture automatizzate di alcune cappelle. Inoltre il Centro Culturale è in contatto con istituti scolastici, con enti di assistenza e con le Caritas per promuovere progetti di integrazione sociale mediante l’arte. 

Sono ormai molti anni che il tema del cammino spirituale ha un proprio vasto pubblico. Lei crede che esistano i presupposti per introdurre quel modello anche sulla Via Francigena della Valle di Susa? 

Il turismo slow e green è ovunque in costante aumento e dopo anni di intenso lavoro finalmente la Valle di Susa e Torino sono riconosciuti a livello europeo come itinerario francigeno: ogni anno sono numerosissime le persone che attraversano a piedi le nostre strade.  

Quali sono i punti cruciali su cui intervenire, visti da chi, come lei, ha responsabilità dirette nella gestione del patrimonio culturale? 

A questo punto è necessario rendere maggiormente fruibili i nostri siti storico-artistici, sensibilizzare gli operatori culturali e ricettivi a un’accoglienza consapevole (che vuol dire informata del proprio territorio), potenziare la comunicazione digitale. 

“La Sindone tra le Alpi” è un progetto sviluppato grazie alla collaborazione del Centro Diocesano con la Consulta di Torino. Come si è svolto il lavoro in comune e con quali risultati? 

Il partenariato tra Centro Diocesano e Consulta Torino può senz’altro essere portato ad esempio: il confronto e il dialogo non sono mai mancati nelle diverse fasi del lavoro. Il progetto che abbiamo condiviso credo sia la dimostrazione che Torino e la montagna possono lavorare insieme: ciascuno di noi ha condiviso le proprie competenze e conoscenze e le ha messe a disposizione dell’altro. Una vera partnership, che è andata oltre la dimensione puramente economica.