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Didattica, Eventi
09/06/16

Architetto Momo, quale era la situazione prima dei lavori?
L’Appartamento della Regina era chiuso dal 2003-04, anni in cui si progettò il rinnovo dell’impianto di riscaldamento della Palazzina, sollevando i pavimenti là dove possibile. Finito quell’importante lotto di lavori ci si concentrò sull’apertura del 2011, che ripropose tutto l’Appartamento di Levante. Negli ambienti che abbiamo appena restaurato furono applicate protezioni alle pareti, per evitare che durante la movimentazione si rovinassero le decorazioni più fragili, e venne rimossa la tappezzeria. Trascorsi 13 anni la situazione appariva nel complesso molto critica.

Entriamo nel merito dei restauri. Da dove siete partiti?
Innanzitutto ci siamo concentrati sull’Anticamera della Regina. Lì abbiamo affrontato il restauro della volta di Crosato, del 1733, che raffigura il Sacrificio di Ifigenia. Non aveva particolari problemi: solo una significativa patina di sporco e, com’è normale in questi casi, delle alterazioni dei colori. Una curiosità: le analisi ci hanno mostrato che il manto di Ifigenia è stato eseguito a lacca successivamente. Non è cioè una pittura a fresco, perché l’autore voleva mettere in evidenza e staccare quell’elemento dal contesto. Un’altra informazione significativa venuta dalle analisi stratigrafiche riguarda il cornicione: hanno accertato che in origine era di colore bianco-grigio, proprio come la boiserie sottostante. Lo abbiamo quindi recuperato secondo questa indicazione, e la volta ha riacquistato valore sia a livello architettonico che proporzionale.

Come avete affrontato le decorazioni della parte bassa dell’Anticamera?
Si è intervenuti con una pulitura anche sulla boiserie che occupa la parte della zoccolatura, tutta decorata da Francesco Casoli con piccoli paesaggi a finte architetture, e su ante e finestre. I problemi maggiori si sono evidenziati sulle ante mobili: in più punti c’erano sollevamenti di pellicola pittorica, alcune parti erano state velinate durante un precedente intervento di pronto soccorso, in altre c’erano delle ridipinture eseguite a livello manutentivo. Qualche volta siamo riusciti ad eliminarle, altrove si è scelto di mantenerle.

E poi c’era il problema delle tappezzerie storiche, che parevano compromesse.
Sulla tappezzeria è stato fatto un enorme lavoro. Quella dell’Anticamera era l’originale settecentesca, e sembrava irrecuperabile. Invece è stata tolta, restaurata e rimessa. Ma l’opera è stata lunga e impegnativa perché c’era un problema di consistenza del materiale: la seta si sbriciolava. I restauratori l’hanno prima lavata con una procedura particolare, poi rinforzata e infine posata. Nella posatura si notano dei bordi “neutri” sopra e sotto, perché il tessuto non riusciva più a garantire l’elasticità e tendeva a strapparsi. Comunque, è tornata al suo posto, con un bell’effetto. Anche nella Camera da Letto siamo riusciti a recuperare la tappezzeria. Si tratta probabilmente di un tessuto dell’inizio del Novecento. C’è stata subito la volontà di restaurarla, con un intervento meno corposo dell’altro, ma ugualmente efficace.

La Camera da Letto della Regina è stato il secondo passo.
Qui le condizioni erano più gravi. La stanza su due lati si apre sui giardini e quindi è molto esposta alle infiltrazioni meteoriche: una parte era stata danneggiata dall’acqua che era ruscellata dentro per anni. Sulle pareti, che erano in condizioni drammatiche, si è fatto un consistente intervento, ben armonizzato con il lavoro sugli scuri delle porte e sulle boiseries. La volta è il capolavoro dell’ambiente, ma è molto diversa dalla precedente: se Crosato usa colori vivi, Van Loo predilige i toni leggeri. La pulitura ha di nuovo presentato delle sorprese: è riapparsa la luce del sole che si diffonde su tutto il soffitto, con il disco in corrispondenza del punto dove probabilmente era sistemato il letto del Re, poiché in origine questo era l’Appartamento del sovrano. Ora ammiriamo di nuovo il delicato digradare dai gialli agli azzurri e le trasparenze che resero celebre il pittore francese. Un’altra particolarità riguarda i volti delle donne. Le labbra e le gote erano state “aiutate” da Van Loo con un colore particolare, il rosso vermiglione, un cinabro che però, col tempo, è soggetto a un’alterazione che trasforma il rosso in nero. Così i visi, che dovevano essere ancora più femminili, si erano al contrario “virilizzati”. L’alterazione è irreversibile, ma grazie alla pulitura e a una leggerissima integrazione siamo riusciti a farli tornare naturali.

Quale è stato il momento più felice? Magari una scoperta che non vi aspettavate?
Il progressivo constatare che tutto “tornava”. Avanzando nel restauro, settore dopo settore, appariva dietro ogni dettaglio il pensiero di Juvarra, che è la cosa più bella che potevamo vedere. Sappiamo che a Stupinigi c’è un pensiero unitario molto forte, che va dalla decorazione al territorio: noi, mentre i tasselli ritrovavano il loro posto, lo abbiamo visto tornare poco per volta, e questo è stato per tutti una grande soddisfazione. Quando infine abbiamo rimontato il portone vetrato nella Piccola Galleria e sono riapparsi quei colori freddi, virati sul violetto, gli stessi del Salone Centrale… ci siamo detti che la geniale invenzione juvarriana si poteva toccare con mano. Da architetto dico che tutto ciò fa capire come Stupinigi fu, all’epoca della sua costruzione, un cantiere straordinario, che si risolse in pochissimi anni e fu sempre governato da un’unica, coerente visione. Questo luogo è la summa dell’arte di Juvarra, e forse anche del Settecento europeo.

Oggi passare dal Salone Centrale a questi ambienti è una vera emozione.
Sì, è una bella immersione nel Settecento e in una cultura artistica “alta”. Gli artisti che lavorarono nella Palazzina non furono soltanto dei semplici decoratori: il fatto che Juvarra li abbia scelti in contesti non solo piemontesi – perché lui non aveva una formazione piemontese e il suo sguardo andava al di là del regno sabaudo – significò introdurre a Torino un’avanguardia dell’Arcadia o addirittura dell’Illuminismo.

Che cosa c’è nel futuro?
Speriamo di andare avanti con l’Appartamento del Re. Avremmo il vantaggio di poter seguire una linea ben demarcata, perché l’Appartamento della Regina è stato una grande palestra e le indagini ci hanno fornito moltissime informazioni. Insieme agli altri interventi di Consulta consentirebbe di offrire, completo e leggibile, tutto il corpo centrale, che è il vero cuore della Palazzina.